Al parco Di Vittorio ecco la “panchina della legalità” per ricordare le vittime della mafia

Pubblicato da la stampa il 25/03/2017 di Pier Francesco Caracciolo

 

Una targa ricorda le parole della giovane eroina Rita Atria, che si tolse la vita nel 1992 dopo l’attentato di via D’Amelio: “La prima mafia da sconfiggere è quella dentro di noi”

La «panchina della legalità», in ricordo delle vittime delle mafie, si trova all’interno del parco «Di Vittorio», proprio di fronte al Centro d’incontro «La Casetta». È stata inaugurata il 24 marzo davanti ad un centinaio di studenti delle scuole medie e superiori della zona. Sullo schienale è stata apposta una targa, con un virgolettato che recita: «La prima mafia da sconfiggere è quella dentro di noi». Sono parole di Rita Atria, la giovane eroina morta nel luglio del 1992 per sottrarsi alle logiche mafiose della propria famiglia.

LA MATTINA DELLA MEMORIA

L’iniziativa è dell’associazione Acmos, che fa parte della rete di «Libera», in accordo con la Circoscrizione 8. L’inaugurazione della panchina si è tenuta nel corso di una mattinata «della memoria», organizzata per ricordare le vittime delle mafie. In corso Corsica 55, nella sede della Otto, di fronte agli studenti della scuola media «Peyron», il primo momento di riflessione, con il racconto di Maria Josè Fava (referente regionale di Libera) della storia di alcuni uomini e donne uccisi dalla criminalità organizzata. Più tardi, all’interno del vicino Centro d’incontro, gli studenti dell’istituto Copernico-Luxemburg hanno invece ricordato i nomi delle oltre 900 vittime della mafia. Presenti anche gli alunni dell’istituto per sordomuti Magarotto, che hanno dato vita ad una performance artistica sul tema della non-violenza.

IL SUICIDIO DI RITA ATRIA

Tra i nomi nel lungo elenco, anche quello di Rita Atria. Nata a Patranna (Trapani) nel 1974, figlia e sorella di uomini legati alla mafia, a 17 anni si era allontanata dalla famiglia per diventare testimone di giustizia. Il primo a raccogliere le sue rivelazioni, determinanti per arrestare numerosi criminali, fu Paolo Borsellino, al quale la giovane si legò come a un padre. Una settimana dopo la strage di via D’Amelio, Rita si uccise a Roma, dove viveva in segreto, lanciandosi dal settimo piano di un palazzo di viale Amelia. «Una figura meno nota di altre ma più vicina, per la giovane età, a questi ragazzi, per i quali speriamo possa diventare un simbolo della speranza di riscatto ed emancipazione dalla cultura mafiosa», dice Giulia Toffanin, di Acmos.

 

Link Articolo: http://www.lastampa.it/2017/03/25/cronaca/al-parco-di-vittorio-la-panchina-della-legalit-ricorda-le-vittime-della-mafia-9qy3hvBQ9ZBKfCMzP4VRiP/pagina.html

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