Daisy, un lancio oltre la paura: “La maglia azzurra cura tutto” 

Pubblicato da La Repubblica Torino, GIULIA ZONCA, 09/08/2018

Daisy, un lancio oltre la paura: “La maglia azzurra cura tutto”

Qualificata in finale nel disco agli Europei di Altletica: «Ho detto solo quel che pensavo, poi è partito il telefono senza fili»
REUTERS
Daisy Osakue entra in pedana per la qualificazione del lancio del disco serissima e ne esce saltellando. Centra la finale del 10 agosto al secondo tentativo con un 58,73 metri che archivia subito la pratica e urla: «Alla faccia di tutti».

A fine luglio il lancio dell’uovo per le strade di Moncalieri dove l’azzurra vive quando non è in Texas, ad allenarsi nel college di San Antonio. Uno scherzo  becero diventato agguato per l’Europeo che sembrava tutto in salita.

 

Come sta?

«L’occho sta bene, l’abrasione è andata via e ho smesso di mettere pomatine… solo gocce quindi niente più cortisone. Vedo già un po’ meglio, anche da lontano: prima era calato tutto e mi sono spaventata. Molto».

 

Come si è sentita in gara?

«Carica. In questi giorni complicatissimi ho imparato a conoscere una Daisy inedita e capito che bisogna dare tutto sempre, a ogni singola occasione. Di solito in gara mi spavento, mi agito: questa esperienza mi ha insegnato che ogni giorno la vita può cambiare e non si può sprecare nulla. Ho deciso di mettere ogni grammo di energia che ho fin dal primo lancio, senza cercare di prendere confidenza con la pedana. Infatti qui è andato direttamente in gabbia: problema tecnico, aggiustato immediatamente con Werner Goldmann, responsabile del settore in federazione. Poi sono rimasta calma, ho calibrato forza e controllo ed è arrivata la misura».

 

Cosa l’ha stupita di più in tutta questa storiaccia?

«Non mi sarei mai aspettata così tanto sostegno da persone che magari vedo una volta ogni tanto o da chi non conosco proprio, all’aeroporto due ragazzi mi hanno portato i fiori con il biglietto  “Wilkommen in Berlin”. Assurdo».

 

E in negativo? Cosa non si sarebbe mai aspettata?

«Mi è spiaciuto che tante persone abbiano travisato: hanno cercato più del pelo nell’uovo, con una malizia gratuita. Hanno sottolineato intenzioni inesistenti».

 

 

Pentita di aver detto che temeva il movente razziale?

«Non ho rimpianti. Ho la coscienza pulita, non mi sembra di aver espresso concetti sballati, non ho parlato male di nessuno, ho esternato le mie preoccupazioni. Certo, se io dico la mia, un altro ci aggiunge la sua e poi si fa la sintesi e un altro ci aggiunge la sua opinione senza capire da dove si è partiti… in Italia ora funziona come il telefono senza fili alle elementari. Se ho offeso qualcuno, mi spiace: non era il mio scopo».

 

Quale era lo scopo?

«Volevo che fosse urgente la necessità di trovare gli aggressori ed è successo forse anche perché mi sono indignata».

 

Che effetto le ha fatto scoprire che era uno scherzo demente?

«Questi ragazzi dovrebbero andare a fare volontariato o andare in oratorio ad aiutare che la noia così non arriva».

 

Si sono scusati con lei?

«So che lo hanno fatto pubblicamente. Io ho spento il telefono. Controllerò».

 

Pensa che l’abbiano guardata in gara?

«Lo spero.  Mi piacerebbe avessero fatto pure il tifo».

 

Ha ricevuto molti insulti via social. Come ha reagito?

«Ho avuto un momento di crisi quando non sapevo se sarei potuta venire a Berlino. Mi sentivo persa, l’ingiustizia mi ha tolto la serenità. Ma i commenti negativi fanno male se arrivano da persone vicine, chi non ti conosce o pensa di conoscerti perché hai messo una foto su Facebook non mi ferisce».

 

La sua famiglia come l’ha presa?

«Se la sono presa con loro, hanno scavato nel passato, detto cose no vere… che pena. Comunque mi hanno cresciuta quei due, se io sono tutta di un pezzo, loro lo sono due volte. Mi spiace per i miei fratellini più piccoli che si sono sentiti travolti».

 

I compagni di squadra le hanno detto qualcosa per aiutarla a superare i primi giorni?

«Sono stati tutti fantastici, la mia compagna di stanza Valentina Aniballi, lanciatrice anche lei, mi ha dato il  sostegno di una sorella maggiore  e Ottavia Cestonaro, triplista, quasi mi ha preso a sberle: “la devi smettere di leggere i commenti”. Ho seguito il consiglio».

 

Qualche politico si è messo in contatto con lei?

«Ho spento tutto, ma appena torno è facile trovarmi».

 

Quando ha capito di aver superato la paura?

«La maglia azzurra cura tutto».

 

LINK ARITCOLO: http://www.lastampa.it/2018/08/09/sport/daisy-un-lancio-oltre-la-paura-la-maglia-azzurra-cura-tutto-Yws3tl9kWsqXGf8urkvlkM/pagina.html

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