Mille posti a rischio dalla gomma all’hi-tech la crisi morde ancora

Pubblicato da lastampa il 21/03/2017 di Giuseppe Bottero

Alla sfilata dei carri di Carnevale erano in prima fila. Una marcia triste, pochissima voglia di scherzare. «Ci hanno abbandonati al nostro destino». Peggio. «I politici ci hanno preso in giro». I 178 lavoratori della Pmt di Pinerolo, azienda storica della carta, ufficialmente fallita lo scorso 31 gennaio, sono alla prese con una conta macabra: il gruppo ceco pronto a comprarsi la società ne assumerà soltanto una settantina. Se tu sei salvo, io sono all’inferno. Ogni tanto qualcuno di loro chiama i colleghi della Sandretto di Pont Canavese, un altro pezzo d’industria sbranato dalla recessione e rimasto appeso per anni alle promesse fatte dall’estero. Quando al posto delle bandiere dei sindacati aveva iniziato a sventolare quella bianca, s’era fatto avanti il gruppo brasiliano Romi. È arrivata prima la messa in liquidazione, il preludio del licenziamento per 124 operai.

 UN FIUME DI PERSONE

Nel Piemonte dell’industria 4.0, dell’export che spinge i fatturati, dei gioielli che fanno gola anche all’estero, c’è un fiume di persone che chiede risposte, ma in cambio, per ora, ha ricevuto soltanto un enorme punto interrogativo.L’assessorato regionale al Lavoro ha aperto ufficialmente otto tavoli di crisi, che nei prossimi giorni diventeranno undici. Obiettivo: «Trovare soluzioni a salvaguardia dell’occupazione e del patrimonio produttivo regionale». Traduzione: mettere al riparo migliaia di persone dal colpo di coda della crisi, che colpisce proprio mentre le procedure per la cassa integrazione e i licenziamenti iniziano a diminuire. Nella lista ci sono operai, colletti bianchi, brillantissimi esperti di informatica traditi dalla finanza. E ancora: giornalisti, addetti alle mense, commessi. Se Pmt e Sandretto sono la punta dell’iceberg, a preoccupare l’assessora Gianna Pentenero – che su quei casi si è spesa in prima persona – ci sono altri dossier. Prestissimo, infatti, convocherà un incontro per valutare le ripercussioni che la riorganizzazione aziendale di Italia On line, l’ex Seat Pagine Gialle, avrà su Torino e sul Piemonte. La procedura è nazionale, il 14 dicembre azienda e sindacati hanno firmato un accordo al ministero dello Sviluppo che prevede la cassa integrazione straordinaria per settecento addetti. Ma è un’intesa che molte sigle sindacali contestano: troppe criticità, dicono. «Serve chiarezza» scandiva la leader della Cisl Annamaria Furlan quando è passata in città al consiglio generale. A sentire gli addetti, spaventati dalle voci di trasferimento della sede – sempre smentite – non è ancora arrivata. C’è un’altra eccellenza digitale costretta a fare i conti con lo spostamento del quartier generale: Tim. Dopo l’incontro del 16 febbraio le istituzioni locali hanno chiesto al colosso guidato dall’amministratore delegato Flavio Cattaneo di ritirare i trasferimenti. A Torino sarebbero stati costretti a fare le valigie in 106, il numero è sceso a 30. E il dialogo ha portato risultati positivi pure nel confronto con Carrefour: i 167 licenziamenti tra Trofarello e Borgomanero sono destinati a scendere, gli ipermercati verranno riconvertiti. Qualche sommerso, qualche salvato. Pochissimi chilometri più in là, alla Bienne di Moncalieri, la situazione è ancora più tesa. Presidi, paura, un manager sequestrato nella fabbrica di vernici, fino al fallimento dello scorso 19 settembre, con 62 famiglie sull’orlo del burrone.

NIENTE STIPENDIO

Niente stipendio né ammortizzatori sociali fino a settembre 2016, poi il placebo della cassa in deroga scaduta il 26 febbraio. E adesso? È comparso un acquirente interessato ad acquisire l’azienda rilevando parte dei lavoratori rimasti in forze, ma il processo non si è ancora concluso per un problema con la società di leasing, spiega la Regione, che a breve tornerà a incontrare sindacati e curatore fallimentare. La speranza è replicare le esperienze che si sono chiuse con un esito positivo. Alla Vertek di Condove la Magnetto Wheels Italia ha due anni di tempo per formare i dipendenti e investire sullo stabilimento. E fuori dall’area torinese con Cementir e Bcube si sono trovati accordi che mettono al riparo gli addetti.  Le nuvole scure, quelle nuove, hanno le sembianze di Telecity, Artoni Trasporti, Borgolon. La storica emittente televisiva privata, nata nell’Alessandrino, ha attivato una procedura di licenziamento collettivo sulle sedi di Torino, Alessandria, Castelletto d’Orba, Genova e Assago per 69 dipendenti sul totale dei 110 del gruppo, con la chiusura delle redazioni di Torino e Genova. Nell’incontro sindacale che si è svolto il 13 marzo, le sigle hanno chiesto all’azienda di ritirare gli esuberi e di presentare un piano di riorganizzazione credibile per mantenere aperte tutte le sedi. Anche se dal punto di vista strettamente amministrativo la trattativa si svolgerà al ministero dello Sviluppo economico, visto che l’azienda ha sede in più regioni, l’assessora al Lavoro convocherà nei prossimi giorni un incontro di carattere politico. È invitata la proprietà, bisogna cercare tutte le misure possibili per «salvaguardare l’occupazione». Quella frase, nel Piemonte che corre, si pronuncia sottovoce. Ma sembra diventata un mantra.

Link Articolo : http://www.lastampa.it/2017/03/21/cronaca/mille-posti-a-rischio-dalla-gomma-allhitech-la-crisi-morde-ancora-o8h8hwDkZpcnUVHbQk4kgM/pagina.html

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