Titanic, le storie interrotte della nave dei sogni

Pubblicato da la stampa il 09/03/2017 di Michela Tamburrino

Torino, arriva la mostra che ha incantato nel mondo 10 milioni di visitatori

Una tragedia immane che si tramanda come una grande storia romantica. E non è tutto merito del film di James Cameron, sia pur bellissimo, se pensando al Titanic si immagini, lusso, tintinnio di cristalli, fruscio di sete, porcellane raffinatissime, ori e amori. Tutto vero e tutto perduto negli abissi del mare, assieme a i sogni e alle speranze dei «fortunati» che ebbero l’onore di inaugurare il più lussuoso transatlantico del mondo, con 2.223 persone a bordo, 891 di personale e 1332 passeggeri. Ma il sogno s’infrange alle 23,40 del 14 aprile 1912 quando la R.M.S. Titanic, vanto della White Star Line, entra in collisione con un iceberg a Sud dell’isola di Terranova. In meno di tre ore l’inaffondabile si spezza in due tronconi portandosi dietro 1.517 vittime tra cui Benjamin Guggenheim, John Jacob Astor e Isidor Straus. A bordo 37 italiani di cui 30 di equipaggio. Tornarono in 3.

Vita e oggetti

Storie appunto, appese a vite spezzate su La nave dei sogni che oggi tornano con tutte le loro suggestioni come riemerse intatte dagli abissi. Sta qui la potenza evocativa della mostra itinerante che ha incantato, nel mondo, oltre dieci milioni di visitatori e che arriva, unica tappa italiana, a Torino, Promotrice delle Belle Arti, dal 18 marzo. Ideata dall’americana Premiere Exhibitions, proprietaria del relitto e promossa in Italia da Dimensione Eventi, punta al coinvolgimento emozionale grazie a un viaggio tridimensionale all’interno della nave più celebrata del mondo, facendo riaffiorare brandelli di vita attraverso gli oggetti recuperati.

Perché si tratta appunto di pezzi originali, gli unici in grado di restituire intatta la dimensione umana della tragedia, pezzi recuperati nel corso delle 7 spedizioni che i proprietari del relitto organizzarono dal 1987 al 2010. Tra i 5.500 reperti c’è un po’ di tutto, persino una mummia egiziana, oggetti che hanno permesso di ricostruire in scala reale una cabina di prima classe e una di terza, un pezzo del celebre ponte principale, servizi di piatti in delicatissima porcellana protetti da tonnellate di scafo e trovati perfettamente impilati come li avevano riposti i camerieri poco prima che la nave si inabissasse. Il più prezioso oggetto salvato è un libro di antichi detti, copia adornata da 1.050 pietre preziose incastonate in oro.

Umili e aristocratici, ricchi e immigrati, la mano d’opera italiana in cerca di riscatto e lo scultore di talento, Emilio Portaluppi che sopravvisse perché era entrato nelle grazie della potente famiglia Astor incantata dal suo talento. Fu proprio lady Astor che lo vide in mare dalla scialuppa che la portava in salvo a farlo caricare a bordo. La storia di Portaluppi pare abbia ispirato il personaggio di Leonardo Di Caprio, l’artista che in Titanic invece muore.

Storie nella Storia

Tante anche le curiosità che la mostra soddisfa: a nulla valse la precauzione scaramantica di non utilizzare la cabina numero 13. Il calcolo esatto della posizione del relitto era sbagliato di 13 miglia. Il giornalista William T. Stead aveva predetto che se ci fosse stato un disastro, sarebbe stato apocalittico, in quanto a bordo non c’erano scialuppe a sufficienza. Quando realizzò di aver vaticinato il vero, si accomodò nella smoking-room e aspettò la fine leggendo un libro. La più giovane passeggera a bordo era Millvina Dean di due mesi che sopravvisse e morì nel 2009 a 97 anni.

E uno spazio non secondario in mostra è riservato a una storia che forse ha determinato la scelta della piazza italiana di Torino. Tutto parte con i Bolla che nel 1883 vivono nella campagna albese, e sono contadini a mezzadria. Il capostipite Giuseppe si spacca la schiena tutti i giorni per sfamare la famiglia numerosa. Non sa scrivere né leggere ma è affascinato dei racconti che si fanno al bar di Alba sui giornali. Giura che se mai avesse vinto a carte avrebbe collezionato le copie della Stampa, il giornale più forte della zona. Non ce la fece ma di generazione in generazione si tramandò la scommessa di Giuseppe fino al 1984 quando un’industria locale decise di dismettere la collezione de La Stampa conservata dall’inizio del ’900. Roberto Bolla la rilevò in memoria del nonno e oggi il nipote Lorenzo ha fornito agli organizzatori della mostra il tesoro della famiglia come testimonianza di come la notizia dell’affondamento arrivò in Italia nel 1912.

Link Articolo: http://www.lastampa.it/2017/03/09/societa/titanic-le-storie-spezzate-della-nave-dei-sogni-yrr1TFEhnzkeEyIpDRUy6L/pagina.html

 

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