Riapre agli studenti l’ufficio di Cavour: “Qui è nata l’Italia”

Pubblicato da la stampa il 11/05/2017 di Massimiliano Peggio

«La storia è fatta di momenti pubblici elevati, che segnano tappe importanti, ma anche di tensioni e cospirazioni. Pensate a quanti intrighi si sono svolti qui, in queste stanze». Benvenuti nella «stanza della Patria», l’ufficio che fu di Camillo Benso conte di Cavour, nell’ala privata della Prefettura, a due passi dal balcone dell’Armeria Reale, da dove Carlo Alberto nel 1848 disse al suo popolo: «Tutti i regnicoli, qualunque sia il loro titolo o grado, sono eguali dinanzi alla legge». Per la prima volta, ieri mattina, lo studio di Cavour, primo Presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia unita, si è mostrato a una scolaresca in visita: la seconda E del Liceo D’Azeglio. Ad accoglierli il prefetto di Torino, Renato Saccone, che ha deciso di aprire quelle stanze «grondanti di storia» e il professor Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, coinvolto in questo esperimento storico-didattico per svelare agli studenti «intrighi e cospirazioni» che animarono quegli uffici, ad esempio le tensioni precedenti allo Statuto Albertino, la costituzione del regno di Sardegna e Piemonte.

Prima che Torino perdesse la sua funzione di capitale, gli attuali uffici della Prefettura erano il «Pentagono» del Regno dei Savoia, con le segreterie dello Stato e il ministero della Guerra. Più l’ufficio del primo ministro, il più vicino a Palazzo Reale: pareti blu, scrivania sobria, il ritratto di un giovane Vittorio Emanuele II in alta uniforme, dipinto da Angelo Capisani. In quella piccola stanza lavorava Cavour coltivando il sogno unitario. E, tanto per alimentare un po’ di mistero, da una piccola porta segreta, alle spalle della scrivania, si può raggiunge Palazzo Reale. «La prima cosa che ho fatto quando sono arrivato a Torino – ha detto il prefetto agli studenti – è stata rendere omaggio al fondatore della patria. È un rito che tocca a tutti i prefetti che vengono qui. Così, in questo studio, ho rinnovato un impegno: per quanto ci si possa sentire inadeguati di fronte alla figura di Cavour, bisogna cercare in tutti i modi, soprattutto oggi, di essere degni di rappresentare lo Stato».

Parole che non t’aspetti da un alto funzionario dello Stato, inquilino in un luogo così inaccessibile. Ma questa è la nuova impronta del prefetto Saccone che, con l’aiuto di volontari e del professor Zagrebelsky, ha deciso di «aprire» il palazzo agli studenti. «Non sarà possibile ospitare tutti, ma è un inizio», spiega il prefetto. I ragazzi del D’Azeglio hanno seguito un percorso di avvicinamento, con studi sul Risorgimento e sul tema degli esuli. Tema che tocca la realtà con le incombenze della Prefettura, nella gestione dei profughi. «Aprire le stanze della prefettura è scelta coraggiosa, perché qui dentro c’è la storia del nostro Paese, non solo burocrazia», spiega l’ex soprintendente Daniela Biancolini, che ha accompagnato gli studenti nel tour delle stanze.

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